La curiosità è il motore dell’intelligenza, è una robusta stampella con cui sorreggersi, è la porta aperta sulla vita. (Cesarina Vighy, L’ultima estate, 2009)
Abbiamo dato uno sguardo d’insieme ai podcast come nuovo mezzo di marketing aziendale. Ma cosa serve realmente per realizzarne uno? La vita mi ha insegnato che la prima virtù utile per fare qualcosa che non si è mai fatto prima è la curiosità: se siamo abbastanza curiosi, allora gli ostacoli in qualche modo si superano perché c’è un incentivo più forte della paura di sbagliare. I podcast non sono la cosa più complessa del mondo, anche perché la tecnologia a basso costo e sempre più user-friendly consente di smanettare e un po’ e produrre una trasmissione carina. Certo, la professionalità è un’altra cosa, ma per iniziare può bastare quanto segue.
L’hardware per un podcast decente consiste in un PC/Mac in grado di sostenere una registrazione e un microfono (esterno) con ingresso IN/USB per rendere la qualità del suono pulita. Di software invece ne esistono molti e alcuni anche gratuiti come Audacity che consente di registrare e ripulire il suono registrato. Per Mac una soluzione semi-professionale di software di registrazione è Garage Band, ma ce ne sono di più semplici sull’Apple Store.
Se decidete di optare per un podcast a due o più voci da montare in sequenza, allora serve anche un software per mixare, ma un modo più intuitivo è quello di utilizzare Adobe Premiere per Windows o iMovie e Final Cut pro X su Mac gestendo solo le tracce audio senza aggiungere tracce video al progetto di montaggio.
Ingrediente fondamentale del podcast prima di iniziare è disporre di buone idee da comunicare e un buon testo che dia una linea guida per il parlato, in modo da non generare troppi tentennamenti e da rendere l’ascolto piacevole. Questo vale anche nel caso di interviste, perché comunque una scaletta è sempre utile.
Dopo la fase di registrazione, siamo così giunti al montaggio del tutto, quindi potrebbe essere carino dotarsi di una colonna sonora per il proprio podcast, perché è dimostrato che una sigla porta automaticamente a pensare al prodotto cui è associata, come avviene nei film: si pensi alla colonna sonora del Gladiatore di Hans Zimmer o alla sigla di Ulisse, The Heart of Courage. Poiché si pone il problema del copyright nel caso non si potesse incidere da sé una sigla, allora sarebbe utile optare per qualcosa di free. Pond5 propone varie alternative, ma non è l’unico sito. Se desideri ingaggiare una voce “professionista”, anche in questo caso il Web ti aiuta.
Una volta che tutto è a posto non resta che condividere il podcast: esportato in MP3, cioè il formato più leggero, poi si può mettere online su SoundCloud o Squarespace, per citarne alcuni. Il marketing invece è un’altra cosa: per divulgare il podcast ci sono piani economici differenti su iTunes et similia.
Ok, il tutto non è una passeggiata, ma si può fare e i risultati renderanno merito al lavoro svolto.