Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo. (John Keating, dal film “L’attimo fuggente”).
Poche idee imprenditoriali, per quanto geniali, trovano finanziamenti pubblici, italiani o europei. Purtroppo spesso le aziende e i professionisti abbandonano i progetti nuovi per mancanza di fondi per finanziarli. In questi casi, a volte, si sottovaluta la solidarietà umana. Vediamo cos’è e come si può sfruttare il crowdfunding per dare vita a progetti che potrebbero cambiare il mondo del business.
Il primo grande utilizzatore del crowdfunding è stato Barak Obama, per finanziare la propria campagna presidenziale. Si tratta di una forma di acquisizione di soldi dalla società civile per sostenere e avviare un determinato progetto. Anche comuni, province, enti pubblici, fondazioni pubbliche e private se ne servono dovendo fare i conti con l’assenza di fondi disponibili: per esempio, la Città della Scienza di Napoli è stata ricostruita dopo l’incendio grazie al crowdfunding che oggi è ormai una delle infinite sfaccettature del Web 2.0 e che ha preso anche connotati variegati.
Fin qui siamo ancora nel settore del crowdfunding civico, quello che ha finanziato il restauro di beni culturali, campagne di ricostruzione in occasione di grandi disastri naturali, ecc. ma un’evoluzione di questa raccolta fondi dal basso si è registrata anche nel settore del business: si tratta dell’equity crowdfunding, di cui si è occupata anche la CONSOB anche se riguarda, di logica, le aziende non quotate in borsa: si parla di equity crowdfunding “quando tramite l’investimento online si acquista un vero e proprio titolo di partecipazione in una società: in tal caso, la “ricompensa” per il finanziamento è rappresentata dal complesso di diritti patrimoniali e amministrativi che derivano dalla partecipazione nell’impresa”.
Dato il giro di denaro che muove il crowdfunding e data anche la difficoltà di chi versa di capire dove finiscono realmente i soldi e come vengano effettivamente spese, sebbene il fenomeno sia negli altri stati deregolamentato, l’Italia è invece il primo Paese in Europa nel quale è stata emanata normativa specifica e organica relativa al solo equity crowdfunding: si tratta del decreto legge n. 179/2012 (convertito nella legge 17 dicembre 2012, n. 221) recante “Ulteriori misure urgenti per la crescita del Paese”, più noto come “Decreto crescita bis”, nel quale l’equity crowdfunding è visto come uno strumento per favorire lo sviluppo delle start-up innovative attraverso regole e modalità di finanziamento in grado di sfruttare le potenzialità di internet.
Poste le numerose difficoltà per le piccole imprese di accedere al credito bancario, il legislatore italiano ha delegato CONSOB a disciplinare quegli aspetti del crowdfundig che possano ingenerare fiducia nei finanziatori dei progetti. Il nuovo regolamento è entrato in vigore il 26 giugno 2013 e riguarda principalmente i requisiti soggettivi che le start-up innovative devono avere; le deroghe di cui esse possono usufruire in materia di capitale sociale; gli incubatori di start-up e la trasparenza di queste ultime; gli strumenti finanziari, ecc. E’ stato istituito inoltre un registro regolamentato che raccolga i gestori dei siti attraverso cui vengono raccolti i fondi, sotto il controllo della CONSOB.
Un esempio di portale che gestisce il crowdfunding in Italia è Crowdfunding Italia, che raccoglie moltissimi progetti in attesa di donazioni.