Sei un imprenditore, hai lavorato sodo e sei riuscito a vendere i tuoi beni o servizi? Well done! E’ giunto il momento magico di incassare il relativo compenso, ma non hai ancora finito la sequenza delle tue “buone azioni”: devi emettere fattura e inviarla al cliente, comunicandogli così l’ammontare esatto del suo debito nei tuoi confronti.
Detto così può sembrare che la fattura sia facoltativa, un onere da cui trarre solo vantaggi, ma in realtà — avrai modo di constatarlo da te 😉 — essa è un documento contabile obbligatorio, con una valenza fiscale rilevante: gli importi che fatturi concorrono a determinare la base di calcolo di una pluralità di tasse e imposte, che spesso l’Erario esige indipendentemente dall’effettivo incasso dell’importo riportato in fattura. Allora, chi è tenuto a emettere fattura? Cosa deve contenere questo documento? Proviamo a rispondere velocemente a queste domande, rinviando a un altro post le modalità con cui è possibile emettere fattura.
- CHI. Se sei intestatario di partita IVA e non sei fra i soggetti esentati per legge, allora il codice civile e il D.P.R. 633/72 e ss. modif. (è il decreto che ha istituito anche il regime IVA) pongono a tuo carico l’obbligo di emettere fattura quando hai ceduto un bene o servizio a un cliente. Se sei un professionista iscritto a un ordine o a un collegio professionale, emetterai parcella (o notula), un documento equiparato alla fattura.
- COSA. La fattura è un documento cartaceo o elettronico dalla forma essenzialmente libera, cioè puoi darle un layout personale, customizzandone lo stile affinché il cliente che la riceve riesca ad associarla immediatamente ai tuoi beni/servizi, ma devi assicurarti che contenga i seguenti elementi: la data di emissione e il numero progressivo del documento: a tal proposito, dal 2013 la forma per il progressivo è “n/aaaa” (per esempio 1/2014 per indicare la prima fattura dell’anno 2014) e riparte da uno ogni anno; i dati identificativi di chi emette fattura, cioè il nominativo o la ragione sociale (per le società), l’indirizzo, il numero di partita IVA, il codice fiscale e l’iscrizione al Registro delle imprese; i dati che identificano il compratore, cioè il destinatario della fattura: il nominativo o la ragione sociale, nel caso di società, l’indirizzo; la modalità di pagamento (per esempio bonifico, inserendo le coordinate bancarie, oppure RI.BA inserendo la banca e la data di scadenza della ricevuta bancaria); gli estremi dei documenti di trasporto — data e numero progressivo dei DDT — nel caso di fattura differita; Inserimento immagine tipo, qualità e quantità dei beni o servizi ceduti; prezzo unitario dei beni/servizi e prezzo complessivo (ovvero prezzo unitario per quantità, che diventa anche base imponibile per la tassazione); gli eventuali sconti; aliquota e ammontare dell’IVA; eventuale ritenuta d’acconto, per chi è assoggettato a questo obbligo; eventuale rivalsa INPS per chi possa addebitarla al cliente; eventuali spese sostenute da fatturare al cliente; il totale fattura, cioè quanto deve essere pagato dal debitore.
Una fattura curata ed esteticamente elegante entra di diritto a far parte di quel biglietto da visita della tua azienda, per cui perché non aggiungervi il logo, una firma grafica, un indirizzo e-mail, eventuali note (sempreché queste non ottemperino a ulteriori obblighi di legge: per esempio per il cd. Regime dei Minimi) e piccoli elementi grafici che possano renderla accattivante? Sì, certo, per il cliente sarà comunque una delle tante cose da pagare, ma anche l’occhio vuole la sua parte! La scelta accurata del gestionale o del software di fatturazione può essere la soluzione ideale: MyFoglio offre una serie di personalizzazioni per rendere la fattura impeccabile.
Un’ultima nota: oggi il metodo più comune, più economico ed ecologico di trasmissione di una fattura è tramite e-mail, ma se fra i tuoi clienti c’è la Pubblica amministrazione (PA), allora devi attenerti al sistema di fattura digitale per la PA che richiede un procedimento differente di cui ci occuperemo presto.