Lo aveva annunciato Wired l’anno scorso: il 2015 sarà l’anno della sharing economy. Ma che cos’è la sharing economy? La migliore traduzione di questo termine in realtà è quella offerta da Wikipedia, ovvero consumo collaborativo, “un insieme di pratiche di scambio e condivisione siano questi beni materiali, servizi o conoscenze”. Secondo Jeremy Rifkin, la sharing economy è la terza rivoluzione industriale e, possiamo aggiungere, forse l’unica rivoluzione che può portare con sé anche un risvolto ecologico.
Per le aziende la sharing economy rappresenta un modo per ridurre i costi: dal coworking al car sharing, passando per il foodsharing e la banca del tempo, le aziende possono unire le scorte, il personale, le fonti energetiche, i mezzi di trasporto, ecc. con altre aziende, riducendo i costi di approvvigionamento, di pulizia dei magazzini, di spostamento e di gestione, grazie proprio alla condivisione. Ecco alcuni esempi pratici di sharing economy, cui le aziende possono ispirarsi.
Solar Share è un parco fotovoltaico condiviso a distanza, cui è possibile aderire per usufruire di energia pulita indipendentemente dalla sede aziendale.
BreadingApp è un’applicazione di sharing economy pensata per bar, ristoranti, fornai, ecc. per recuperare il pane avanzato: sembra apparentemente un’app inutile per le aziende, ma in realtà elimina il problema dello smaltimento del pane avanzato, perché mette in contatto le aziende produttrici con associazioni di volontariato che si occupano di recuperare questi avanzi. L’idea è giunta a Expo2015.
La Banca del Tempo è un’iniziativa di sharing economy nata nel privato, ma che può avere validi risvolti in azienda: penso a corsi di formazione informatica del personale di aziende diverse, che unite, possono usufruire di insegnanti e aule in condivisione, dimezzando i costi di formazione. Per restare nello spirito della Banca del Tempo, si può pensare di mettere offrire un servizio reciproco: chi offre gli insegnanti e chi, in cambio, offre le aule o le strutture.
La segreteria condivisa è un servizio, di solito in remoto, offerto da alcune aziende a società di vario genere: la “segretaria” non è più la bella signorina dietro al bancone della reception, ma una società attrezzata per far fronte a più richieste contemporaneamente. Il modello in piccolo è dato dagli studi medici associati: unica sede, unica segretaria, unico commercialista per più professionisti che condividono lo spazio di lavoro.
Un’analisi completa del fenomeno rende più chiara l’entità dei profitti — in termini di risparmio, in primis — che sono in gioco grazie a nuovi modi di pensare l’impresa.