PMI ed ecologia: il sostegno dell’UE

“Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso.” (José Ortega y Gasset)

L’ecologia è una necessità stringente, ma anche un’opportunità per l’imprenditore. Ho lavorato in un’azienda certificata ISO 14001 ai tempi del debutto di queste macchinose procedure e devo riconoscere che la difficoltà e la cavillosità di queste certificazioni fa perdere facilmente di vista l’obiettivo cui sono preposte.

Eppure, lasciando a parte il settore della green economy, con i suoi lati ancora molto discussi, le normative ambientali in azienda riducono gli sprechi, anche quando il nesso non è immediatamente percepibile. Certo, le PMI hanno qualche problema in più ad adattarsi, e questa è una realtà che anche la UE ha acclarato. Per questo motivo è stata emanata una nuova comunicazione dal titolo “Piano d’azione verde per le PMI” sufficientemente chiarita sul Portale Europeo per le Piccole e Medie Imprese della Commissione Europea.

Innanzitutto, se è immediatamente comprensibile l’utilità di un ambiente pulito per un’azienda che opera nel settore turistico o in quello agricolo, non lo è altrettanto per aziende il cui core business sta nei settori industriali o terziari di vario genere. Spesso l’adeguamento alle  normative ambientali viene percepito come un costo aggiuntivo che l’imprenditore deve sostenere e dal quale non trae immediato beneficio. Altre volte, piccoli accorgimenti, come evitare di stampare e-mail inutili, riciclare i fogli di carta stampati da un solo lato, o la stessa fattura emessa con sistemi di fatturazione come MyFoglio, non vengono percepiti nell’ottica di rispetto dell’ambiente, anche se effettivamente lo sono. Ecco perché lo studio dei casi di imprese virtuose o reali può aiutare a sviluppare un senso di consapevolezza che diversamente non affiorerebbe.

Come aiuto all’identificazione dei passi più opportuni per la propria impresa, la Commissione Europea ha predisposto un questionario per l’azienda. E siccome si sa che talvolta ci vuole qualcosa di più convincente, come un piccolo aiutino economico, ecco predisposto un sistema di ricerca fondi comunitari per varie attività: basta selezionare lo stato di appartenenza, il tipo di attività svolta ed eventualmente il tipo di finanziamento richiesto (meglio se la ricerca lascia da parte questo filtro).

Ovviamente non è tutto oro quello che luccica e chi ha già avuto a che fare con i fondi comunitari saprà che non è facile ottenerli, non tanto e non solo per la difficoltà nella compilazione delle pratiche — esistono apposite aziende o professionisti che se ne occupano — quanto per il fatto che vengono poi elargiti tramite strutture nazionali, che rallentano ulteriormente il ricevimento dei fondi.

Al di là di tutto resta un problema di coscienza: l’ambiente è l’unica cosa che una volta distrutto non si può ricostruire com’era, ammesso che si possa ricostruire; spesso un ambiente compromesso diventa pericoloso per la stessa umanità, quindi una coscienza imprenditoriale ecosostenibile è un atto dovuto. Mi piace pensare che oltre a questo, l’ambiente protetto sia una grande risorsa e che soprattutto i rifiuti possano diventare risparmio ed energia. Qualcuno lo ha già capito, in Italia siamo in ritardo.