La metà di ciò che scriviamo è dannosa, l’altra metà è inutile. Henry Becque, Note d’album, 1926
In azienda la comunicazione è un’arte con uno scopo ben preciso: farsi comprendere da collaboratori, colleghi e soprattutto clienti per migliorare i processi produttivi e il business. Tutto il resto, parafrasando una nota canzone, è noia. Tralasciando la comunicazione in azienda, guardiamo a quella rivolta ai clienti: come pretendiamo di vendere loro qualcosa che non siamo in grado di spiegare in modo efficace? Facciamoci un’analisi di coscienza e analizziamo alcuni fattori ricorrendo, se necessario, all’indice Gulpease.
Il blog è il modo più diretto e semplice per tenere informati i clienti circa le novità della nostra azienda, ma è importante che sia scritto correttamente, in maniera competente e chiara. Sono 4 i requisiti fondamentali che uno scritto deve avere:
– Argomenti interessanti: non si tratta di filosofeggiare o trattare necessariamente temi “profondi”, d’altronde siamo nell’ambito della comunicazione aziendale per cui tutto ruota intorno alla realtà di questa. Qualunque sia l’argomento, è importante renderlo accattivante.
– Scrivere in maniera semplice per comunicare meglio. A mio avviso questo non significa necessariamente “scrivi come mangi”, perché non tutti abbiamo un’alimentazione corretta, ma rispettare una regoletta facile facile: “Soggetto + Verbo + Complemento. Punto.”, questo il consiglio di Francesca Ripa, un web content specialist che ha collaborato a diverse pubblicazioni di settore. La semplicità espositiva, senza frasi complesse e ridondanti, aiuta la comprensione del testo e ne alleggerisce la lettura. E’ presumibile perciò che il cliente continui a leggere il testo fino alla fine e che “porti a casa” qualcosa della nostra comunicazione aziendale.
– Scegliere la via breve: parole con meno sillabe, oltre a essere più frequenti, sono spesso più incisive e i periodi corti sono sicuramente più comprensibili. Teniamo a mente una realtà oggettiva: oggi si legge molto di più a video che non su carta e con un affaticamento maggiore; non rendiamo tutto più snervante!
– Testiamo, con intelligenza, ciò che scriviamo sottoponendolo all’indice Gulpease, ovvero a una piccola formula matematica che analizza il testo e restituisce un indice di leggibilità, in una scala da 0 a 100, dove 0 è illegibile e 100 è leggibile. I valori intermedi identificano il target di pubblico che può presumibilmente accedere alla comprensione del testo in base al grado di istruzione che possiede.
La formula dell’indice tiene conto della lunghezza delle parole e del numero delle stesse e delle frasi:
Online si trovano degli analizzatori automatici di leggibilità basati su questo indice, che valutano la leggibilità dello scritto, definendo le eventuali criticità dello stesso. Non prendete alla lettera il risultato del test perché ogni azienda ha un target differente: se il vostro è costituito da professionisti o realtà culturali medio-alte, un risultato di tipo “difficile” non identifica uno scritto illegibile nel senso stretto del termine; tutt’al più lo si può analizzare e decidere di eliminare qualche termine più complesso per aumentare la base di audience.